Restauri. San Giovanni Nepomuceno (Ponte del Torrione)

Il progetto e l’intervento di restauro conservativo della scultura raffigurante San Giovanni Nepomuceno, approvati con nulla osta, dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Architettonici per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico del Friuli Venezia Giulia si sono resi necessari a causa delle precarie condizioni di conservazione in cui si trovava la scultura, peggiorate dall’abbandono e dalla scarsa attenzione manutentiva che ne rendevano difficile la riconoscibilità artistica.Il restauro, promosso dall’Associazione Cultura e Natura, a cura di Italia Nostra Onlus Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia e Sezione di Gorizia è stato realizzato dalla ditta ESEDRA r.c. s.r.l. Udine e seguito dai referenti tecnici del Comune di Gorizia e di Italia Nostra.
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La statua, posta su un semplice basamento in muratura inserito nel parapetto di protezione dell’area prospiciente la sponda destra del fiume Isonzo, alla fine del Ponte del Torrione si presenta in posizione eretta con il ginocchio sinistro leggermente sporgente che conferisce così il movimento alla veste talare. Le mani stringono un grande crocifisso appoggiato su un ramo di palma; il capo coperto dalla berretta rigida è leggermente inclinato in avanti, il mento e le guance sono ricoperte da una folta barba corta.
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Sopra la tonaca, la cotta è orlata con un pizzo non molto elaborato, inesistente sui polsini; la corta mantellina, chiusa con un fiocco, copre le spalle. L’opera, attribuita al bergamasco Giovanni Battista Mazzoleni (1699-1769) operante nel territorio Goriziano alla fine della prima metà del Settecento, ha subito gravi danneggiamenti durante la prima guerra mondiale che colpirono notevolmente la scultura e, solo successivamente con l’intervento effettuato negli anni Cinquanta del secolo scorso dallo scultore Giovanni Battista Novelli, vennero “incollati” al Santo una nuova testa, le mani e il crocefisso.
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L’intervento ha evitato lo smontaggio degli elementi caratterizzanti e l’intera operazione di restauro si è svolta in situ, “a cantiere aperto”, senza alcuno spostamento della scultura dalla sua ubicazione. Da un punto di vista strettamente conservativo, l’intervento ha seguito la prassi usuale del restauro prevedendo la pulitura per la rimozione delle incrostazioni superficiali, il consolidamento delle parti maggiormente labili e distaccate, l’asportazione di stuccature cementizie incompatibili e degradate, le stuccature per il ripristino delle continuità superficiali e la protezione finale per impedire l’avvio di nuovi processi di degrado.
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La scelta di fondo dell’intervento ha previsto l’accettazione delle modificazioni avvenute, attraverso un intervento di conservazione della materia: questo ha significato la non cancellazione del passaggio del tempo sull’opera scultorea sia per quanto riguardava gli effetti del degrado, sia per quanto riguardava gli interventi precedenti, che non avessero costituito danni per la conservazione del monumento.